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venerdì 14 settembre 2012

Io dipendente a Panamá


Dopo un po' di tempo riecco mia moglie che vi racconta....

Quando ho conosciuto mio marito sui campi da basket l’ultimo mio pensiero era che la cosa che ci avrebbe unito per più di 17 anni è il piacere di oziare. Entrambi siamo dei maestri nell’arte dell’ozio ed è per questo che a Panama ci troviamo benissimo. Tutta sta premessa è per giustificare il fatto che sia passato oltre un mese dalla minaccia di scrivere un secondo post sul mondo del lavoro da dipendente a Panama ed in particolare sui diversi datori di lavoro in cui mi sono imbattuta a Panama.
La prima esperienza è durata una settimana, un record, presso un ristorante di un gruppo di soci italiani, ancora oggi non ho ancora capito quanti e quali fossero i soci, in quanto un numero imprecisato di italiani veniva al ristorante e si comportava come se fosse a casa propria e questo è il primo grande difetto che io trovo nella gestione dei locali da parte degli italiani. Noi identifichiamo l’attività come se fosse una seconda casa e pertanto all’interno ci sentiamo liberi di lasciare le cose appoggiate ovunque, di metterci sul tavolo a lavorare al PC ed a gridare al telefono, di spiluccare in piedi in mezzo al locale qualsiasi cosa commestibile che si trovi in giro e dulcis in fondo di accenderci una sigaretta nel mezzo del ristorante fregandosene altamente del fatto che al 95% dei panamensi da fastidio l’odore del fumo. Nelle altre gestioni non funziona così, ma ne parlerò in seguito. Ovviamente non me ne sono andata perché quelli si sentivano a casa propria, son problemi loro se poi il locale non gli funziona, ma la cosa che si mi molestava era che qualsiasi dei pseudo proprietari venisse al ristorante si sentiva in diritto di dare degli ordini uno differente dall’altro, pertanto o tu diventavi pazza o facevi come i panamensi ed andavi aventi per la tua strada senza ascoltare nessuno. Sicuramente era la scelta migliore, ma all’epoca ancora non ero abbastanza panamegnizzata. Quindi me ne andai!
Il successivo datore di lavoro è stato un gringo (americano), per il quale io e mio marito insieme abbiamo lavorato per quasi un anno. Producevamo pasta fresca per i suoi ristoranti. Questo signore è stato una vera sorpresa, perché più o meno con i connazionali posso essere preparata, ma con un americano non avevo mai lavorato. Quando lo abbiamo conosciuto siamo rimasti strabiliati, ovvero ci è parsa una persona brillante con una marcia in più e con una grande preparazione in campo gastronomico. Quello che invece abbiamo scoperto dopo é che  è un despota, malato di potere che pensa che le persone siano degli schiavi al suo servizio ed inoltre nella realtà, da buon gringo, non capiva una bega di mangiare.
Con noi tutto sommato si conteneva, ma con gli altri collaboratori abbiamo assistito a scene di puro isterismo, nonché a pretendere che per esempio quelli della sicurezza lavorassero 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno. Tutte le ragazze dell’amministrazione erano terrorizzate da Lui ed il turn over in quegli uffici è più alto di quello degli impiegati di Mc Donald’s. Inoltre, se si dice in giro che i genovesi sono taccagni è solo perché non avete mai lavorato con un gringo o perlomeno con quel gringo. Gli esempi sono innumerevoli, ma non voglio annoiarvi oltre.
Ad ogni modo abbiamo deciso di andarcene da lui un po’ perché pensavamo di aver ricevuto un’offerta migliore ed un po’ perché non si vedevano grandi prospettive di crescita con Lui.
E qui arriviamo al terzo ed ultimo datore di lavoro prima dell’attuale. Un altro italiano ed un’altra enorme delusione. Ci ha contattato a me e mio marito per gestirgli il ristorante, ci ha fatto una discreta offerta monetaria, ma soprattutto sulla carta ci lasciava carta bianca nella gestione del personale e del ristorante in generale. Come specificato, questo solo sulla carta, poiché lui era sempre là lo stesso e mentre non mancava mai di rimproverare anche malamente i dipendenti panamensi che sbagliavano, nessuno si poteva permettere, tantomeno lui, di rimproverare i dipendenti venezuelani che lavoravano con lui da circa 10 anni. Lo tenevano completamente sotto scacco perché non appena qualcuno gli diceva qualcosa questi minacciavano di andarsene. Lui sosteneva che senza di loro il ristorante chiudeva, pertanto nella realtà noi ci trovavamo a gestire il nulla poiché nelle posizioni chiavi vi erano delle persone alle quali non si poteva dir nulla. Inoltre i suoi venezuelani avevano dei signori stipendi, mentre tutti gli altri erano sottopagati e resistevano (attualmente non idea se sono ancora li) solo perché le mance erano buone e compensavano lo stipendio, ma questo, personalmente, penso che sia eticamente scorretto.
Arriviamo infine all’attuale titolare con il quale invece mi trovo benissimo. Come raccontai nel precedente post, lui è un italo-panamense, molto più panamense che italo, in quanto è nato qui e la sua cultura è evidentemente molto più panamense che italiana e personalmente ne sono parecchio felice. Questo perché? Perché in quanto panamense egli gestisce i suoi ristoranti come delle vere e proprie aziende, ovvero con tanto di direttore generale, ufficio acquisti ed ufficio del personale. Lui non c’è quasi mai nei suoi ristoranti poiché ha mille affari in giro, però ha creato una struttura tale che lui ci sia o non ci sia le cose funzionano ugualmente. Il personale recepisce lo stipendio corretto stabilito dalla legge panamense e lavora le ore corrette sempre stabilite dalla legge. Non si pagano straordinari, ma si compensano le ore, regolarmente, a differenza dell’ultimo italiano dove gli straordinari erano dovuti e non retribuiti né tantomeno compensati. Quando lui viene al ristorante parla solo con il direttore al quale comunica decisioni e cambiamenti senza interporsi lui direttamente con il personale, ma questo non vuol dire che se tu chiedi di parlare con lui non sia disponibile. Certo giustamente devono essere questioni che non puoi risolvere con il direttore, perché se no giustamente lui cosa lo paga a fare. Impara italiano, impara…..
Infine quando lui viene al ristorante a mangiare con amici e/o parenti si siede ad un tavolo, attende che il cameriere di turno lo attenda, ordina, paga e lascia sempre e regolarmente la mancia. Questo perché? Paga per una questione di contabilità, giustamente, e lascia la mancia perché per lui è doveroso farlo, dato che una persona gli ha comunque reso un servizio.
Ho voluto raccontare queste mie esperienze solo per sottolineare che non sempre le persone appartenenti al cosiddetto primo mondo sono nella realtà migliori o più sagge di quelle appartenenti al cosiddetto terzo mondo anche se Panama non è più terzo mondo da oramai un bel pezzo. Però veramente mi molesta molto quell’aria di superiorità che molti miei connazionali, e non solo, che pensano che i panamensi siano tutti degli incolti, svogliati e ladruncoli della peggior specie. Nella realtà non è affatto così e poi se vi stanno tanto sulle balle, ma cosa ci state a fare qui????
Ok, chiusa la polemica. Ovviamente, è obbligatorio sottolineare che non tutti gli italiani che vivono qui sono così, come neanche tutti gli americani.
Infine, vorrei rispondere ad uno di voi che ha chiesto se è difficile trovare lavoro da dipendente a Panama. Onestamente, come ha scritto anche mio marito non è proprio semplicissimo, primo dipende da quanto bene si parla lo spagnolo, poi da quanto si è in regola con i documenti, qui, a differenza che da noi, non assumono tanto facilmente in nero ed infine molto spesso si chiudono a riccio verso gli europei o americani in quanto giustamente pensano che pretendiamo un stipendio esagerato rispetto a quelli abituali del mercato panamense. Pertanto, non è impossibile, però bisogna specificare bene fin dall’inizio quanto si è disposti ad accontentarsi pur di guadagnarsi il posto di lavoro.
Penso di aver concluso il racconto delle mie esperienze nel mondo del lavoro dipendente a Panama, ma se avete ancora domande o curiosità fatelo sapere e sempre con i miei tempi panamensi  vi risponderò.
Saluti a tutti e grazie per avermi accolto così bene come ospite impropria del blog di mio marito.
Emanuela

6 commenti:

  1. Ringrazio mia moglie per avermi fatto passare come uno che non fa nulla dalla mattina alla sera.
    Non faccio un referendum se volete che scriva io o mia moglie perché so' di perdere, quindi ragazzi accontentatevi se riesco a farle scrivere un post al mese.

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  2. Se mai riuscissi a realizzare il mio sogno di venire a panama sarete le uniche persone che contatterò siete grandi e grazie per le info :)

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    Risposte
    1. Che dire: Grazie
      un saluto
      Stefano & Manu

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    2. Ciao Webmarketing, sto organizzando il trasferimento a Panama con un paio di amici e lavorare nel settore informatico (siti web e marketing).
      Se ti interessa contattami: ledzgio@writeme.com.

      Giorgio

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  3. Cari Stefano e Manu, grazie del vostro blog! Io e mio marito siamo molto grati a voi che siete andati avanti: noi vorremmo lasciare il nostro "Bel" Paese con i nostri due bimbi e stiamo cercando di capire quale posto potrebbe diventare la nostra nuova casa! Leggere le vostre esperienze ci aiuta a sognare di potercela fare anche noi! Almeno per i nostri bambini che si meritano un futuro migliore di quello che possiamo offrirgli qui. Un caro saluto. Susanna

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  4. Emanuela e Stefano, grazie per le eccellenti informazioni!

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