Ciao a tutti,
eccovi un regalo un post non mio, ma di mia moglie che vi racconta..
Ok, da dove si comincia a scrivere un post? Non ne ho la più
pallida idea, ma per accontentare il maritino questo e altro, soprattutto dopo
un mese e mezzo quasi di ferie in Italia!!!!!
Forse è opportuno iniziare con il presentarmi: sono
Emanuela, la moglie di Stefano e scrivo per raccontarvi la mia esperienza come
dipendente, su richiesta di alcuni di voi, stufi, a mio parere, giustamente, di
sentir parlare solo di grandi imprenditori e grandi investimenti.
Io in questo periodo lavoro come cameriera presso un grande
ristorante nella zona turistica di Panamá di proprietà di uno molti italo - panamensi, ovvero quelli nati a Panama
da genitori italiani. Mi trovo molto bene e come dico ormai, sempre più spesso
mi sembra di lavorare alle Poste Italiane quando erano ancora di proprietà dello
Stato, minimo sforzo, minimo contributo
professionale, ma tanto divertimento ….. barzellette, battutine, tante
chiacchiere e quando si può anche un po’ di ballo non guasta. Certo, adesso
rileggendo mi rendo conto che detto così sembra proprio che non si faccia nulla
dalla mattina alla sera, ma in realtà non è così. Il fatto è che si lavora, però
senza quel carico di tensione e stress che ben conosciamo noi italiani. Ognuno
ha i suoi compiti, che solitamente non sono mai esageratamente gravosi e ad
ogni modo si possono svolgerli con tutta
la tranquillità del mondo, però se il ristorante si riempie c’è da correre e vi assicuro che vanno come
treni. Non tanto per professionalità, ma quanto perché ogni tavolo in più che
si serve sono mance in più che si accumulano. Quindi, non è assolutamente vero,
come dicono molti geni d’imprenditori italiani, che i panamensi o li paghi,
tanto o li paghi poco valgono sempre niente, sono scuse belle e buone. I
panamensi se sono correttamente retribuiti e incentivati lavorano discretamente,
non si può paragonare ad un lavoratore italiano, ma bisogna capire che questa è
un’altra cultura e se fossero così stressati e fissati con il lavoro come noi,
allora uno perché mai dovrebbe venire a Panama a cambiare vita.
Il fatto di essere straniera, personalmente, non è stata un
grande ostacolo, ma penso sia anche dovuto al fatto che io non ho mai cercato
favoritismi e non mi sono mai sottratta a nessun tipo di lavoro, quale spostare
tavoli e sedie da qua a là o scopare per terra o qualsiasi altra cosa. Certo,
se come molti connazionali, si arriva qua con la presunzione di dire sono italiano, allora devo subito fare il
capo, allora le cose non funzionano proprio bene. Nel mio caso, proprio ieri
sera, ho avuto la notizia che da fine Settembre andrò a gestire insieme ad un
altro italiano una nuova pizzeria che la stessa catena sta aprendo, ma questo è
arrivato solo dopo aver dimostrato di non aver paura di sporcarmi le mani ed
aver anche dimostrato in questo tempo che comunque un italiano ha un’altra professionalità.
Sembra tutto bello fin qui, ma vi è un lato dolente,
ovviamente: io fino adesso e fino a fine Settembre percepisco uno stipendio di
$ 450.00 al mese, più le mance che sono quelle che mi salvano. Quindi capisco
bene che non è facile per un italiano venire a vivere a Panama per guadagnare
450 dollari al mese, però se mi posso permettere a qualcuno potrei anche
consigliare di considerarlo come un investimento, poiché molti vengono e si
buttano nella attività più disparate senza avere un’idea di come funzionano qui
le cose, quindi un periodo come dipendente nel settore di interesse è senz’altro
un ottimo investimento.
Infine, vorrei terminare dicendo che prima di lavorare dove
lavoro adesso ho lavorato per due italiani e per un americano e vi assicuro che
preferisco molto lavorare per un panamense, però questa è un’altra storia e magari
ci sarà un’altra puntata, poiché questo per essere un primo post mi sembra già
bello prolisso, come mi scriveva sempre la mia professoressa di italiano quando
consegnavo i temi.
Salutoni a tutti,
Emanuela